Spunti di riflessione.
Imparare l'arte di decidere significa entrare nell'anatomia del cambiamento per cavalcarlo (o assecondarlo) da protagonisti, fase dopo fase. Di fronte ai tanti bivi che la vita presenta, c'è un'unica cosa da fare: imboccarli. Le scelte importanti, anche radicali, nella vita come nel business, per avvenire con pienezza richiedono tanto apertura, quanto la capacità di trattenere almeno l'essenza di ciò che si lascia. E' così che ci costruiamo, strato dopo strato, trade-off dopo trade-off.
Spesso sentiamo dire che le crisi sono anche momenti di grandi opportunità. Bello, ma di che tipo davvero? Il senso della vulnerabilità che stiamo sperimentando ci offre un'occasione - forse unica nella vita - per una forte affermazione della nostra identità. Un passaggio questo propedeutico alla liberazione di quell'energia di cui individui e sistemi hanno sempre bisogno e che diventa indispensabile soprattutto in preparazione di transizione significative. Inutile pensare a strategie di gestione del cambiamento se i serbatoi dell'energia personale e organizzativa sono vuoti.
Quando la motivazione "arranca" e il distacco dal proprio contesto, lavorativo e non, aumenta, è il momento di tornare al cuore della motivazione. Da cosa è attratto il nostro desiderio di contribuire? Che cosa ci troviamo naturalmente a voler tutelare e alimentare? Abbiamo oggi l'occasione di porre attenzione a dove, in modo spontaneo, si dirige il nostro istinto di "prenderci cura" e da lì recuperare energia e senso.
La memoria non è solo un prodotto delle esperienze fatte, ma può essere una scelta da preparare con cura, strategicamente, strutturalmente. Può diventare il ponte verso il "dopo" e l'elemento su cui costruire nuovi paradigmi, forse anche un vantaggio competitivo nel mondo che sarà. Un passo di riflessione da fare fin da subito e verso cui impegnarsi con chiara determinazione.
In che modo il futuro può mettersi al servizio del presente? Specialmente nelle circostanze impegnative che stiamo vivendo in questi giorni pensare al futuro può aiutarci a vivere meglio il presente e a non lasciarci sfuggire questa preziosa occasione di apprendimento.
Con questa seconda tappa continuiamo il viaggio all’interno delle dinamiche del cambiamento facendo un ulteriore passo in avanti nella stretta relazione che esiste tra l’abilità di un’azienda di affrontare efficacemente una fase di transizione/cambiamento e la sua capacità di generare e mantenere al proprio interno uno stato di benessere attivo, inteso come precondizione all’engagement di tutto il capitale umano che opera in un’organizzazione.
Oggi, le aziende si trovano ad affrontare fasi di cambiamento o trasformazione sempre più ravvicinate nel tempo. Perché il 70% dei progetti di trasformazione intrapresi dalle aziende, nonostante gli sforzi profusi, non raggiungono i propri obiettivi? Con questa prima tappa iniziamo un breve viaggio all’interno delle dinamiche del cambiamento, perché le aziende possano arrivare ad affrontare efficacemente le loro transizioni in questa fase storica e comprendere come questa abilità sia intimamente legata al benessere organizzativo.
Marco Alverà made a very powerful speech at TED last year. He runs SNAM and believes that caring for people is all that Executives looking for people engagement need.
The leadership "industry" is broken. Decades of training on the "standard skills" of the leader (where "leader" and "standard" are already colliding definitions ...) have produced such modest effects, confirming their substantial uselessness.
Development processes are generally named “changes”. However, if we take a close look at them, they can be recognized as sequences of transitions, phases of change with distinct characteristics, dynamics, and different and specific needs.